Rinegoziazione mutuo


In cosa consiste e cosa comporta la rinegoziazione del mutuo

La differenza principale fra sostituire e rinegoziare il proprio mutuo è che nel primo caso si chiude un contratto per stipularne un altro ex novo, mentre in caso di rinegoziazione del proprio mutuo non si estingue il contratto ma si ha la possibilità di cambiare alcune clausole dello stesso.

La rinegoziazione del mutuo da al contraente la possibilità di sostituire la tipologia di tasso d'interesse applicato (fisso o variabile) e di modificare il capitale e la portata delle rate utili all'estinzione del mutuo qualora queste siano diventate troppo gravose. Il nuovo decreto sviluppo varato dal governo Monti ha introdotto delle agevolazioni per la rinegoziazione del mutuo per famiglie in difficoltà economiche.

La legge sulla rinegoziazione

La rinegoziazione o ricontrattualizzazione del mutuo è disciplinata dalla Finanziaria 2008 - legge n. 244/2007 -, che sancisce la possibilità di modificare le clausole contrattuali del proprio mutuo, tramite scrittura provata con la banca con cui si è stipulato il contratto, senza oneri bancari aggiuntivi.

È un accordo bilaterale fra i contraenti, mutuante e mutuatario, attraverso cui si aggiorna e si modifica il contratto qualora il mutuatario abbia difficoltà nell'onorare il debito contratto.

Cosa cambia

La rinegoziazione del mutuo consiste in un ampio ventaglio di possibilità, fra cui le più importanti sono l'allungamento della rata residua, attraverso cui l'importo (mensile o semestrale) dovuto sarà inferiore perché spalmato su un periodo di tempo più lungo, e la novità della formula di rimborso fisso a durata variabile, attraverso cui l'importo delle rate sarà sempre il medesimo e cambierà soltanto la durata del contratto (in questo modo il tasso rimane variabile, ma si fissa l'importo della rata dovuta alla banca).

Se la rinegoziazione non è accettata

Essendo un accordo bilaterale, la banca può rifiutare la rinegoziazione del mutuo. In questo così il contraente (mutuatario) può rivolgersi ad altri istituti di credito e valutare come soluzione la sostituzione o la surrogazione del proprio mutuo. Con la seconda ipotesi si intende la portabilità del proprio mutuo.

Secondo il decreto sviluppo, operativo dal febbraio del 2012, le banche devono accettare, per legge, la rinegoziazione del mutuo a famiglie o individui singoli che hanno un reddito ISEE inferiore ai 35mila euro e un mutuo inferiore ai 200 mila euro. Questo fa parte delle misure anticrisi e consente a chi lo richiede di passare dal tasso variabile a quello fisso, senza pagare costi aggiuntivi.